La rappresentazione della morte a Napoli – Un saggio a puntate – n.14

La Ricerca dell’immortalità nel Museo Archeologico di Napoli       
1 La statua dell’Ercole Farnese 

All’interno della collezione Farnese conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli spicca il possente Ercole Farnese, uno dei simboli della ricerca dell’uomo verso l’immortalità. Il semidio qui ritratto, tuttavia, appare in una posa dimessa e non rispecchia sul piano iconografico l’immagine dell’eroe impegnato in un’impresa o una battaglia, educato all’ideale tutto greco dello scambio tra la vita e la Gloria che supera la morte e dà l’immortalità. Ercole infatti non è rappresentato al culmine del suo vigore, in attività, durante una delle sue fatiche, ma alla fine dell’ultima, la conquista delle mele delle Esperidi. Ha lo sguardo basso e la bocca dischiusa e lo stesso premio che gli garantirà l’immortalità, cioè i pomi, non sono in primo piano, non sono ostentati dall’eroe, ma nascosti dietro la schiena. La scelta di un’iconografia così inaspettata si spiega se contestualizziamo la statua nel periodo in cui essa fu inizialmente scolpita. La scultura napoletana viene da Roma ed è del II-III sec. d.C., ma è in realtà copia di un originale collocabile tra la fine dell’età classica e i primordi di quella ellenistica. Lo scultore era Lisippo, autore di un nuovo tipo di ritratto per Alessandro Magno. L’età ellenistica è un’epoca di transizione: le città-stato greche perdono la loro autonomia e finiscono sotto il controllo dei Macedoni. Per questo anche Ercole è rappresentato diversamente rispetto all’età classica: a riposo, mentre riflette sulla fragilità della sua esistenza, sul senso stesso della sua impresa. È chiara l’influenza delle filosofie ellenistiche, innanzitutto di quella epicurea, che stava appena nascendo ad Atene e si diffonderà molto in Campania. Fu infatti la scuola epicurea a portare per la prima volta all’attenzione dell’uomo la riflessione sulla caducità della vita e sulla morte, non più vista come garante di immortalità. Una lezione sia per una “leggenda vivente” come Alessandro, che lasciò la sua impresa incompiuta e senza eredi, sia per Ercole, figlio di Zeus, destinato tuttavia ad una esistenza dolorosa e ad una morte sofferta.

Ercole Farnese

Foto: Ercole Farnese, Museo Archeologico Nazionale di Napoli