La Rappresentazione della morte a Napoli – Un saggio a puntate – n.11

Puntata n. 11

Il “memento mori” del Museo Archeologico di Napoli.
Una livella tra bastoni e scettri, farfalle e orecchie. Una simbologia complessa.

Nella parte alta del mosaico c’è la livella da cui parte il filo di piombo che regge il teschio, cioè la morte.
Sotto il teschio c’è la ruota, allegoria della Fortuna. A destra e a sinistra dei bracci della livella si scorgono, rispettivamente, i simboli della povertà – bisaccia, bastone da mendicante e mantelli – e quello della ricchezza e potere – scettro porpora e corona.
Fin qui una simbologia inequivocabile: la fortuna può pendere verso la povertà o verso la ricchezza, ma alla fine tutto viene inevitabilmente livellato dalla morte.
Tra il teschio e la ruota notiamo però una farfalla e qui c’è una qualche difficoltà che diventa smarrimento di fronte alla constatazione che il teschio ha le orecchie.
Le interpretazioni di questi simboli e la loro collocazione nel mosaico sono state e sono tante. Noi tralasciamo quelle esoteriche che, in questa fase di darktourism imperversano, e ci atteniamo alla cultura del periodo in cui l’opera fu realizzata. La cultura del I secolo dopo Cristo; la cultura ellenistica; una cultura di transizione.
È così che emerge con semplicità e forza un legame che c’è a Napoli tra la simbologia del mondo antico e quella della nostra epoca. Appare naturale quindi chiudere questa puntata del nostro saggio con la poesia di Totò “A livella” dove si esprime anche uno dei tratti che caratterizzano il dark napoletano: umanità e ironia.

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Vi diamo appuntamento a venerdì prossimo quando parleremo della farfalla e delle orecchie nel “memento mori”.